22 settembre 2009

Finché dura fa verzura

Sarà il fatto che dopo qualche giro per l'Europa l'ambientazione è tornata ad essere quella di New York e del Village, sarà che la sceneggiatura in realtà era stata scritta diversi anni or sono, siano solo (o in parte) questi i motivi o ce ne siano degli altri, fatto sta che era da un po' di film a questa parte che non ridevo così tanto ad un film di Woody Allen. Onestamente, Annie Hall e Manhattan, tanto per citarne un paio, sono ancora lontani seppure si ritrovino i temi più cari al regista e stilemi familiari sia a livello visivo che dialogico. E comunque il film scorre piacevole e non lesina battute di alto livello (da citare una definizione della meccanica quantistica, che alla prima occasione riciclerò con i miei studenti....sperando che non abbiano visto il film.... )

05 settembre 2009

Sangue e fumo di candela

Ci sono momenti in cui c'è un disco che suona più di altri nei vari mezzi di riproduzione che ormai la tecnologia ci mette a disposizione e ci sono artisti con i quali questa esperienza capita più e più volte. Per quanto mi riguarda al momento questo ruolo è ricoperto dall'ultimo lavoro di Tom Russell. Chi mi conosce, ma credo anche chi occasionalmente legge questo blog, sa quanto io sia legato alla musica di questo cantautore americano, non foss'altro perché proprio in questo luogo mi è capitato di menzionarlo più di una volta e credo che questo disco sia sicuramente da annoverare tra le sue opere migliori. 12 tracce una più bella dell'altra con alcune che sicuramente spiccano (e dopo dirò quali sono, secondo me), accompagnate, anzi anticipate - visto che i testi scritti hanno preceduto l'uscita del disco - da altrettante note che lo stesso Tom ha buttato giù per il suo blog. Proprio per questo non parlerò di tutte, ma mi soffermerò solo su un paio...

...comes an ill-intentioned wind that knows your name....
Il deserto del Mojave è il luogo più caldo e arido d'America e la sua presenza, soprattutto nei mesi a ridosso dell'estate si fa sentire per tutta la California del sud. Vecchie pareti rocciose che si sgretolano e fanno polvere e nelle notti desertiche montano da quelle che vengono chiamate Gila monster hills fino a diventare un vento che è in grado di raggiungere le 90/100 miglia all'ora, i venti di Santa Ana. Ed è una presenza che avverti arrivare e con la quale si deve fare i conti, perché "there'll be no saints go marchin' in, no cowboy stars, no clergy men, where we run when the wind howls at your door, when the Santa Ana wind begins to roar"... 6/8, gli strumenti dei Calexico e la voce di Gretchen Peters per disegnare le atmosfere della San Bernardino Valley

...3 weeks out of prison he drives the cold Missouri night.....
capita a volte che le canzoni abbiano la forza di costruire immagini e di delineare storie con il ritmo di un cortometraggio, e capita spesso che le più efficaci in questo senso siano delle border ballads (e non credo sia un caso). Una delle più riuscite, in tale ambito, almeno per quanto mi riguarda è the long slow decline of carmelita di bianca de leon. In questo caso, invece, la canzone di cui voglio parlare non è una border ballad, ma si ispira ad una delle figure di riferimento nella storia delle lotte operaie negli stati uniti, Mary Harris Jones, da tutti conosciuta come Mother Jones. Non credo di sminuire il lavoro di tom dicendo che questa canzone è fose uno dei cortometraggi più riusciti che mi sia stato dato di vedere (o sentire, ma la sinestesia tutto sommato ci sta tutta). Per questo ho provato a buttare giù il testo, che riporto di seguito

THE MOST DANGEROUS WOMAN IN AMERICA (Tom Russell)

Three weeks out of prison
He drives the cold Missouri night
there's strip malls and abandoned mines
Out on the left and the right
He drives into Mt. Olive and
the Becker Funeral Home
Where his daddy's lyin' with a cold hard stare,
Black lung and broken bones

The most dangerous woman in America
is buried on the edge of town
and looks upon other miners going down.

It's darker than a dungeon down
in those abandoned mines
he's drunk in the House of Knowledge
playin' 16 tons a thousand times
It's colder than a witch's tit
when the wind blows through these streets
old miner men at the legion bar
they're starin' at their feet

The most dangerous woman in America
is buried on the edge of town
and looks upon other miners going down.

Well the wind blows through the empty rooms
of a cooperation farm
there's a little blue man on the kitchen floor
shooting sparks into his arms
there's a three car funeral rolling by
out on the county line
bye bye daddy you're heaven-bound
but right now so mine.

The most dangerous woman in America
is buried on the edge of town
next to the grave where they lay his daddy down.

That night in the House of Knowledge
he buys him a .38
and drives out to the discount liquor store
on the interstate.
The most dangerous woman in America
has a tear frozen in her eyes
for the sons and daughters of miner men
who lost their way tonight.

Well bullets fly and a one man dies
and one drives off alone
to the cemetery midnight and the
grave of mother jones
he whispers low his daddy's name and
"mother i come to pray (and pay)
for all you've done for the miner men
back in the bygone days".

The most dangerous woman in America
smiles deep in the frozen ground
and there's sirens coming through a dead-end mining town.

The most dangerous woman in America
is buried on the edge of town
and looks on how other man is going down.

04 settembre 2009

All'ombra del grande timoniere pt.2

6. Another brick in the wall
Che la giornata sarebbe stata impegnativa si era intuito dall'ora concordata per la sveglia, decisamente antimeridiana, e dal suggerimento di incamerare il maggior numero di calorie possibile, perché tanto si avrebbe avuto modo di consumarle. Così, mentre ancora la città si godeva il torpore domenicale, noi ci preparavamo ad affrontare due ore di macchina (e chi ha letto il post precedente sa a che cosa mi riferisco...) per raggiungere una delle attrazioni principali della terra che ci ospitava, ovvero la grande muraglia. Guidati dai nostri ospiti indigeni e dalla nostra voglia di rifuggire i luoghi più turistici, e aiutati dal fatto che su più di novecento chilometri di tragitto fosse possibile trovare ancora delle parti poco visitate, ci siamo lasciati affascinare e affaticare da ore di trekking su quella che al tempo doveva essere la via di comunicazione più rapida dell'impero dei Ming. E la difficoltà di affrontare scalini sempre meno livellati dall'azione del tempo e dall'abbandono è stata più che controbilanciata dalla possibilità di vedere paesaggi spettacolari e dal confronto con l'ultima parte di tragitto già ricostruita, in cui i colori dei mattoni rasentavano una via di mezzo tra l'inverosimile ed il pacchiano. E forse non è un caso che, proprio in quel luogo, ci sia capitato di vedere una coppia di freschi sposini giusta appositamente per il rito delle foto....


7. Vent'anni dopo

E queste rose volano,
non sanno nulla
della rivolta in cui si sono aperte,
del sangue invaso di bandiere
che oggi ancora si apriranno.

La prima volta l'ho vista di sfuggita, illuminata dalle mille luci notturne, passarmi di lato attraverso il finestrino della macchina che mi riportava in albergo. Giusto uno sguardo, ma a volte la memoria ha bisogno di molto meno....
Già perché al tempo avevo abbastanza anni da ricordare quella piazza invasa dai carri armati in una torrida giornata di giugno e l'immagine dell'uomo in camicia bianca che avrebbe fatto il giro del mondo, su quella stessa strada sulla quale anche io avrei camminato il giorno successivo. La matematica garantisce che è la piazza urbana più grande del mondo e anche l'occhio se ne accorge, quando non riesce a coglierne i limiti, aiutato in questo anche dal mausoleo di marmo che la divide in due, eppure per un attimo la memoria, che di razionale ha poco, lascia prendere il sopravvento ad una sensazione di claustrofobia più sentita che vissuta.....

solo un milione amore
di teste e cuori,
in un mattino ancora oppressi
ancora e più liberi.
...

01 settembre 2009

Lu secondo è cchiù bello ancora...

Che la ragazza avesse talento si era capito dal suo debutto di un paio d'anni fa, a base di lacrime negli specchietti retrovisori e di amori verso i camion. E devo dire, per quanto mi riguarda, anche dalle sue esibizioni in concerto insieme al di lei produttore e mentore Chip Taylor. Bene... Ora, per dirla con le parole di una delle peggiori cantanti che la storia del pop ricordi, la ragazza l'ha fatto di nuovo, ed il risultato è decisamente buono. 14 tracce, una presenza molto più massiccia dello stesso Taylor nella stesura dei testi e delle musiche, ed un omaggio a Janis Joplin con una cover più country che blues della sua Mercedes Benz. Sullo sfondo, gli storici collaboratori del cantautore newyorkese e il violino della stessa Kendel si alternano in ballads dal sapore più intimistico e brani più ritmati dal sapore folk-country.
Si inizia con un arrangiamento essenziale, quasi a fare da contraltare alla protagonista della canzone, semisvestita e in attesa, per poi aumentare i battiti con la successiva Belt Buckle, dove la fibbia della cintura del titolo è l'oggetto delle attenzioni di un pretendente.
Un'altra donna e un altro mood strumentale: lady K è piano, hammond e il duetto con Chip è dei migliori. Tra le altre canzoni, vale la pena di ricordare Jesse James (niente a che vedere con il più famoso omonimo), Ten lost men (in cui le atmosfere celtiche rappresentano lo sfondo ideale per il violino della bella kendel), Cowboy boots e la già citata cover di Mercedes Benz.
E a questo punto, se è vero che non c'è due senza tre, attendiamo il prossimo!