24 gennaio 2007

Wonderful Copenhagen




Ho sempre amato il mare. Qualcuno potrebbe facilmente ironizzare che sia a causa del mio nome o del mio essere doppiamente pesci, segno ed ascendente, ma ovviamente i motivi, se di motivi si può parlare per qualcosa che attiene anche e soprattutto alle sensazioni, vanno ricercati altrove.
Forse un buon punto di partenza potrebbe essere rubato alla definizione del cielo dell'eterno soldato vecchioniano: "è troppo grande per capirlo al volo", definizione che potrebbe condividere con un altro amore della mia vita, i gatti, entrambi diffidenti per natura, difficilmente pronti a darsi subito, ma pronti a leccarti qualsiasi cicatrice, una volta conquistato il loro segreto.
Ed è da una città di mare che adesso scrivo, un mare totalmente diverso dal mio mediterraneo, un mare livido e profondo, che oggi è trapuntato da piccoli fiocchi di neve caduti da poco, come una piccola metafora delle partenze e dei ritorni che alla stessa acqua spesso si accompagnano.....
Il destino dei marinai....ma, forse, questa è un'altra storia.

AMSTERDAM (Jacques Brel)

Dans le port d'Amsterdam
Y a des marins qui chantent
Les rêves qui les hantent
Au large d'Amsterdam
Dans le port d'Amsterdam
Y a des marins qui dorment
Comme des oriflammes
Le long des berges mornes

Dans le port d'Amsterdam
Y a des marins qui meurent
Pleins de bière et de drames
Aux premières lueurs
Mais dans le port d'Amsterdam
Y a des marins qui naissent
Dans la chaleur épaisse
Des langueurs océanes

Dans le port d'Amsterdam
Y a des marins qui mangent
Sur des nappes trop blanches
Des poissons ruisselants
Ils vous montrent des dents
A croquer la fortune
A décroisser la Lune
A bouffer des haubans
Et ça sent la morue
Jusque dans le coeur des frites
Que leurs grosses mains invitent
A revenir en plus
Puis se lèvent en riant
Dans un bruit de tempête
Referment leur braguette
Et sortent en rotant

Dans le port d'Amsterdam
Y a des marins qui dansent
En se frottant la panse
Sur la panse des femmes
Et ils tournent et ils dansent
Comme des soleils crachés
Dans le son déchiré
D'un accordéon rance
Ils se tordent le cou
Pour mieux s'entendre rire
Jusqu'à ce que tout à coup
L'accordéon expire
Alors le geste grave
Alors le regard fière
Ils ramènent leur batave
Jusqu'en pleine lumière

Dans le port d'Amsterdam
Y a des marins qui boivent
Et qui boivent et reboivent
Et qui reboivent encore
Ils boivent à la santé
Des putains d'Amsterdam
De Hambourg et d'ailleurs
Enfin ils boivent aux dames
Qui leur donnent leur joli corps
Qui leur donnent leur vertu
Pour une pièce en or
Et quand ils ont bien bu
Se plantent le nez au ciel
Se mouchent dans les étoiles
Et ils pissent comme je pleure
Sur les femmes infidèles

Dans le port d'Amsterdam
Dans le port d'Amsterdam.

23 gennaio 2007

The road and the rose of San Joaquin



Una melodia che viene da lontano, da altri confini ed altri viandanti. Parole che parlano di sogni e di rimpianti, di compagni di viaggio e di strade percorse, cattive strade le si potrebbe definire, rubando le parole ad un cantautore nostrano, lette sui volti ammicanti dei gitani che danzano e narrate dagli ambulanti che popolano delle loro voci ogni miglio di cammino. Mutevoli come granelli di vita sparsi dal vento di città in città, sospesi tra quelle stesse strade e la rosa di San Joaquin.


TRAMPS AND HAWKERS
(Jim Ringer)

I choose to see not the things that be or the miles and the years that have gone
I pay no heed to tomorrow's need, I'm blinded by the snow and the sun
Till all I can see is my darling and me, like young flowers blooming in spring

Like flowers we grew and no other I knew but the rose of the San Joaquin

The gypsies dance while stealing a glance at a seed that might blow in the wind

And the fields are worked in a sweat-stained shirt, then the workers move on again

And the tramps and hawkers with stories wild beguile a young boy's dreams

Enticing me to leave my home and the rose of the San Joaquin


I've watched the rise of light in the sky where the sun climbs out of the sea

Seen giants fall in mountains tall where the lumbermen cut down the trees

I've played in the sand with the Gulf Coast wind, fell asleep in the grass tall and green

But nowhere I've been would I go back again except to the San Joaquin


Well, the road back home is hard and it's long and the miles they turn into years

And the tramps and hawkers in every town, oh God, but it brings me to tears

When I got home I found just a flower on a mound where it shamed the green grasses of spring

It grew from the grave of my darling little girl, the rose of the San Joaquin

Oh see us today out on your highway or asleep in the doors of a train

See the gypsies dance with their damn knowing glances, hear the peddlers shout out their refrain

And who's gonna care, and who's gonna share all the joys and sorrows we've seen?

Like ghosts we roam without friends or home, these tramps and hawkers and me

Like ghosts we roam without friends or home, these tramps and hawkers and me

21 gennaio 2007

Frammenti di un discorso amoroso



There’ll be no strings to bind your hands

Not if my love can find your heart
And there’s no need to take a stand

For it was I who choose to start
I see no need to take me home
I’m old enough to face the dawn


E' l'alba, e la ragazza è sola. Porta ancora addosso l'odore di un amore consumato finalmente senza l'obbligo di un tempo scandito da una convivenza che le va stretta. E insieme al giorno le nascono dentro speranze che cerca di soffocare nel dubbio di un domani incerto e di un presente senza troppe domande. Mentre ascolta i suoi passi sul selciato si ripete il ritornello di una vecchia canzone americana, confessandosi a mezza voce che per quanto si sforzi non riuscirà mai ad essere fino in fondo un vero angelo del mattino.

and thanks, for the trouble you took from her eyes
I thought it was there for good so I never tried.

La ragazza si ferma di colpo a guardare la sua immagine riflessa nei vetri di un negozio appena aperto. Per un momento torna a sentirsi desiderata, ad immaginarsi che gli sguardi di qualcuno dei passanti che incrocia incidentalmente siano rivolti a lei, alla sua bellezza che prima di questi giorni portava in giro distrattamente come uno qualsiasi dei suoi abiti una misura più grandi.
Troppe volte si era chiesta se ci fosse in lei qualcosa che non andasse o se quel senso di sconfitta che si portava addosso fosse il retaggio di un'educazione alla sofferenza nella quale, tutt'ad un tratto non sentiva più di riconoscersi.

Then I headed back for home,
And somewhere far away a lonely bell was ringin'.

And it echoed through the canyons,

Like the disappearing dreams of yesterday.


Interno Giorno. La ragazza stringe nelle mani un telefono ancora caldo di lunghi minuti di conversazione e di lacrime che ne hanno lambito i contorni. Non riesce ancora a smettere di piangere su un qualcosa che non si sente di chiamare amore o meglio che non ha nemmeno avuto il tempo di guadagnarsi un nome, quale che esso potesse essere. Ingannata e tradita da quello stesso tempo cui aveva affidato il peso della scelta si sforza di seppellire il rimpianto sotto un cumulo di buone ragioni, senza riuscire ad esserne troppo convinta.

I don't mean to suggest that I loved you the best,
I can't keep track of each fallen robin.
I remember you well in the Chelsea Hotel,
that's all, I don't even think of you that often.

08 gennaio 2007

Il paradiso può attendere


C'è un uomo ormai avanti con gli anni, quell'uomo è rimasto solo e la sua solitudine è ingigantita dalle immagini di una vita comune delle quali ancora si circonda e dai gesti rituali che continua a ripetere giorno dopo giorno. Ha un figlio, con il quale però non riesce a rapportarsi, rappresentando per quest'ultimo il feticcio di tutte le proprie insicurezze e senso di inferiorità. Quell'uomo è stato un campione, forse il più grande della sua categoria, anche se ora si trova costretto a snocciolare gli stessi ricordi patinati a clienti distratti che entrano nel suo nuovo ristorante italiano. Quell'uomo ha una possibilità, "solitudini che si incontrano" direbbe la versione vecchion-nanniniana del gioiello di Kristofferson, e a quella possibilità si aggrappa con tutte le sue forze per poter risalire la china. Anche quando quella possibilità per lui significa varcare la linea, già perché il suo ultimo sfidante ha quello come soprannome, "the line", un soprannome ironicamente accostato al fittizio nome che gli è stato assegnato Mason Dixon (strana ironia della sorte per un pugile di colore dei bassifondi che si è emancipato ed è diventato un campione famoso avere come nome Mason Dixon e per sovramercato "the line" come soprannome, quasi a voler rimarcare con insistenza quella linea che per anni ha diviso fisicamente gli Stati Uniti e che è continuata e continua ad esistere ancora più o meno immaterialmente nell'immaginario di più di una persona).
Sabato ho visto Rocky Balboa....e non ne sono affatto pentito :-).