26 giugno 2007

Altre voci, altre stanze



Il titolo è preso in prestito da uno dei più famosi libri di narrativa americana del ventesimo secolo, romanzo d'esordio di Truman Capote, anche se in questo caso le altre stanze potrebbero essere considerate le canzoni stesse, ognuna ad ospitare una o più voci, altre rispetto a quelle della titolare del disco. La cantante si chiama Nanci Griffith, ed è una delle voci più belle della musica americana, della quale il disco stesso (insieme al successivo Other voices too) rappresenta una sorta di antologia personale, declinata attraverso una serie di collaborazioni di alto spessore, da Tom Russell a Guy Clark, da Emmylou Harris a John Prine, da Bob Dylan ad Arlo Guthrie. Ed è proprio con quest'ultimo che la Griffith tocca, a mio parere, una delle vette del disco, attraverso la rilettura di una delle più famose canzoni di Townes Van Zandt, Tecumseh Valley.

TECUMSEH VALLEY (Townes Van Zandt)
The name she gave was Caroline
Daughter of a miner
Her ways were free
It seemed to me
That sunshine walked beside her

She came from Spencer
Across the hill
She said her pa had sent her
cause the coal was low
And soon the snow
Would turn the skies to winter

She said she'd come
To look for work
She was not seeking favors
And for a dime a day
And a place to stay
Shed turn those hands to labor

But the times were hard, lord,
The jobs were few
All through Tecumseh Valley
But she asked around
And a job she found
Tending bar at Gypsy Sally's

She saved enough to get back home
When spring replaced the winter
But her dreams were denied
Her pa had died
The word come down from Spencer

So she turned to whorin' out on the streets
With all the lust inside her
And it was many a man
Returned again
To lay himself beside her

They found her down beneath the stairs
That led to Gypsy Sally's
In her hand when she died
Was a note that cried
Fare thee well... Tecumseh Valley

The name she gave was Caroline
Daughter of a miner
Her ways were free
It seemed to me
That sunshine walked beside her

24 giugno 2007

(Cattive) strade



I'm a rollin' stone all alone and lost
For a life of sin I have paid the cost
When I pass by all the people say
Just another guy on the lost highway

Dopo aver costeggiato una parte del confine con il Canada ed aver piegato verso sud lungo il Minnesota, per un lungo tratto la Highway 61 corre parallela al Mississippi: questo le è valso il soprannome di "strada del Blues", al punto che la leggenda vuole che sia proprio ad uno dei suoi incroci (per l'esattezza quello con la route 49) che robert johnson abbia stretto il famoso patto col diavolo. Non solo. Un'altra famosissima blues singer, Bessie Smith, vi trovò la morte in un incidente d'auto e lo stesso Elvis nacque in un nucleo abitativo lungo di essa; inoltre, nessuno ci vieta di pensare che il tratto di strada nei pressi di Baton Rouge su cui una gomma a terra lascia a piedi Kristofferson e Bobby McGee sia proprio la 61, che attraversa la città.
E tra le altre città attraversate da questa autostrada, ce n'è una in Minnesota chiamata Duluth e famosa, almeno al di fuori degli Stati Uniti, soprattutto per aver dato i natali a Robert Allen Zimmerman. Ed è stato proprio quest'ultimo, alcuni anni dopo essere diventato Bob Dylan ed aver scritto importanti pagine della musica folk americana, ad aver fatto di questa strada il trait d'union eponimo di quel disco che avrebbe suggellato la sua cosiddetta svolta rock. Una strada che si caratterizza subito per essere, almeno nel disco dylaniano, una "cattiva strada" per dirla alla De André (o se si preferisce, una "lost highway" per riprendere le parole di Hank Williams, cui si deve anche quella che forse è la similitudine più famosa del disco, ovvero la pietra che rotola): il mito della strada come fonte di possibilità, di realizzazione e di fuga viene riletto e rovesciato in un'ottica in cui la possibilità si fa dilatazione di un palcoscenico su cui dispiegare il circo della commedia umana, con i suoi personaggi, dal sottile Mr. Jones alla dolce Melinda, dal Napoleone in stracci a Queen Jane coi suoi amanti, consiglieri e banditi, da Miss Lonely alla lunga teoria che sfila lungo via della Povertà, pardon...Desolation Row.

HIGHWAY 61 REVISITED (Bob Dylan)

Oh God said to Abraham, "Kill me a son"
Abe says, "Man, you must be puttin' me on"
God say, "No." Abe say, "What?"
God say, "You can do what you want Abe, but
The next time you see me comin' you better run"
Well Abe says, "Where do you want this killin' done?"
God says, "Out on Highway 61."

Well Georgia Sam he had a bloody nose
Welfare Department they wouldn't give him no clothes
He asked poor Howard where can I go
Howard said there's only one place I know
Sam said tell me quick man I got to run
Ol' Howard just pointed with his gun
And said that way down on Highway 61.

Well Mack the Finger said to Louie the King
I got forty red white and blue shoe strings
And a thousand telephones that don't ring
Do you know where I can get rid of these things
And Louie the King said let me think for a minute son
And he said yes I think it can be easily done
Just take everything down to Highway 61.

Now the fifth daughter on the twelfth night
Told the first father that things weren't right
My complexion she said is much too white
He said come here and step into the light he says hmm you're right
Let me tell the second mother this has been done
But the second mother was with the seventh son
And they were both out on Highway 61.

Now the rovin' gambler he was very bored
He was tryin' to create a next world war
He found a promoter who nearly fell off the floor
He said I never engaged in this kind of thing before
But yes I think it can be very easily done
We'll just put some bleachers out in the sun
And have it on Highway 61.

10 giugno 2007

Von fremden landern und menschen



Rubo il titolo alla prima delle Kinderszenen di Schumann per riprendere parola su questo blog dopo più di un mese e mezzo e lo faccio, come dice il titolo stesso, da terre e popoli lontani, anche se, a dirla tutta, non sempre i posti che mi hanno visto peregrinare in quest'ultimo periodo sono stati tutti lontani, ma tant'è!
Ed è proprio da uno di questi viaggi che voglio ripartire, non il viaggio più recente - quello che ancora mi vede a parlare di chimica tra alci, renne e salmoni - ma anzi uno oramai quasi "invecchiato": quello che mi ha portato a Francoforte a sentire Christy Moore.
Strana città Francoforte, città dal respiro metropolitano, con la sua sede della Banca Centrale Europea, la sua lunga strada pedonale costellata di H&Ms ed altri grandi magazzini e centri commerciali, il suo offrire una produzione culturale di livello, ma anche città architettonicamente anonima e priva di personalità, se non fosse per il suo fiume ed i lungofiume che ne sono il degno corollario. Ma stavolta non era la città la meta principale, la meta principale era un cantautore irlandese di una sessantina d'anni che ha scritto alcune tra le pagine più belle della musica in lingua inglese degli ultimi decenni.
Solo due chitarre a suonare, ma non si avvertiva mai un senso di mancanza: la famosa "semplicità che è difficile a farsi" (per dirla con le parole di un altro grande autore) - due chitarre e una voce che parlava di amore e di lotta, delle mani di Victor Jara, gentili e forti (come le descriveva arlo guthrie), e di verità agitate come un'esca, di gente comune licenziata da un giorno all'altro che aspetta invano in coda al collocamento e dei volontari irlandesi che partirono verso la spagna per combattere nelle brigate internazionali.
Una voce che prende in prestito altre parole, due volte dal menestrello di Duluth ed una, per la bellissima Motherland, da Natalie Merchant. E poi la bellissima ballata scritta per l'amico Rory Gallagher, di cui ha già parlato Franco tempo addietro.
Sicuramente un concerto indimenticabile.
Thank you, Christy!

ORDINARY MAN (Christy Moore)
I'm an ordinary man, nothing special nothing grand
I've had to work for everything I own
I never asked for a lot, I was happy with what I'd got
Enough to keep my family and my home

Now they say that times are hard and they've handed me my cards
They say there's not the work to go around
And when the whistle blows, the gates will finally close
Tonight they're going to shut this factory down
Then they'll tear it d-o-w-n

I never missed a day nor went on strike for higher pay
For twenty years I served them best I could
Now with a handshake and a cheque it seems so easy to forget
Loyalty through the bad times and through good
The owner says he's sad to see that things have got so bad
But the captains of industry won't let him lose
He still drives a car and smokes his cigar
And still he takes his family on a cruise, he'll never lose

Well it seems to me such a cruel irony
He's richer now than ever he was before
Now my cheque is spent and I can't afford the rent
There's one law for the rich, one for the poor
Every day I've tried to salvage some of my pride
To find some work so's I might pay my way
Oh but everywhere I go, the answer's always no
There's no work for anyone here today, no work today


And so condemned I stand, just an ordinary man
Like thousands beside me in the queue
I watch my darling wife trying to make the best of life
And God knows what the kids are going to do
Now that we are faced with this human waste
A generation cast aside
And as long as I live, I never will forgive
You've stripped me of my dignity and pride, you've stripped me bare
You've stripped me bare, you've stripped me bare.