27 settembre 2006

Un maggio durato dieci anni





Un'intera generazione è stata morsicata dalla tarantola del bisogno di giustizia. Parlo di un comunismo quotidiano, difeso nelle lotte a calci e fuochi, racconto l'arco di un giorno perché era l'unità di misura del nostro consistere nella parola comunismo: non nelle patrie estere che esercitavano potere in nome del, non nel futuro anteriore in cui lo avremmo conquistato, ma nello zoppicare dei giorni, dove l'orgoglio era essere migliori non del potere costituito ne' dei nostri padri, ma migliori di noi, di com'eravamo stati il giorno prima, più generosi, risoluti, esperti. Nostro comunismo non puntava ad acchiappare redini di qualche diligenza, non aspettava di partire da una presa di potere, ma si svolgeva e si consumava nell'ondata di nuovi diritti ottenuti per bisogno di giustizia e con metodo di urto frontale. Io so di averlo fatto, lì ed allora, il comunismo che potevo.
Erri de Luca

25 settembre 2006

...Che la guerra è bella anche se fa male



La fortuna alla maniera di Sarajevo
di Izet Sarajlic

A Sarajevo
in questa primavera 1992,
tutto è possibile;
fai la coda per comprare il pane
e ti ritrovi al Servizio di traumatologia
con una gamba amputata.

E dopo asserisci
d'aver avuto anche fortuna.

06 settembre 2006

La gioventù non è questione di anni, ma piuttosto di sassi nel cuore


Specialmente di sera può venire in mente
il rito noioso della sopravvivenza
chi ha più fiato di noi e risparmia alla gente
l'insonnia in cambio dell'indifferenza.

...

Specialmente di sera può venire in mente
il cancro terribile dell'indifferenza
chi è più sano di noi e sta rubando alla gente
la vita in cambio della sopravvivenza.

Claudio Lolli - Torquato

01 settembre 2006

Primo turno, lunedì, 6 di mattina


La New Jersey Turnpike, prima, e la Garden State Parkway, poi, sono due autostrade proprio come te le immagineresti, in una nazione come l'America: tante corsie ed uno sguardo che progressivamente si perde lungo l'orizzonte. Tutte e due tagliano lo stato-giardino da nord a sud, divergendo poco sotto Newark ed entrambe condividono lo stesso paesaggio fatto di ciminiere sbuffanti e pale eoliche che vorticano irrispettose di ogni negazione del moto perpetuo.
Questa è stata una delle mie prime immagini dell'America, un'immagine restituita ai miei occhi di bambino dai vetri di una macchina che quello stesso asfalto calcava per portarmi dalla metropoli verso una provincia dai toni quasi cinematografici, fatta di steccati dipinti e di easter bunnies sui pratini falciati di fresco, fatta di sugar candies e della parata in costume per il giorno di Pasqua sulla Ocean Promenade, una provincia molto simile a quella immortalata nel film True Stories, allora uscito da poco. Eppure, quella cittadina di provincia, potenzialmente anonima nella sua tipicità, aveva già allora per me un some evocativo, che l'avrebbe resa differente da tutte le cittadine analoghe che avrei poi visto in seguito, Asbury Park.
Sono passati quasi vent'anni da quel giorno e in questo lasso di tempo questa immagine è rimasta nascosta nei meandri della mia memoria, una fra le tante finché un giorno, in uno dei miei soliti ascolti springsteeniani, mi è capitato di risentire una canzone, forse tra le meno note del boss, che me l'ha richiamata alla mente.
La canzone si chiama Factory (ovvero Fabbrica) e racconta una storia molto simile alla Sesto San Giovanni dei Gang, uno sguardo di parte sulla condizione operaia e sulla schiavitù del lavoro, che condensa molta più verità di tanti saggi sociologici o presunti tali (d'altronde, è stato proprio Springsteen a dire "abbiamo imparato più da 3 minuti di disco che da tutti gli anni passati a scuola"). Bene, risentendo questa canzone ho ripensato a quelle highways sterminate, dove il sole disegnava arabeschi sulle nuvole di fumo che uscivano dalle fabbriche per chi, come me, le attraversava da turista, e che, invece, rappresentano solo un ulteriore tributo di chilometri pagato al solito dio fatti il culo, per coloro ai quali, giorno dopo giorno, la nebbia "confonde giorno e sera" fino a farli sentire "come dei fantasmi sopra una corriera"


FACTORY (Bruce Springsteen)

Early in the morning factory whistle blows,
Man rises from bed and puts on his clothes,
Man takes his lunch, walks out in the morning light,
It's the working, the working, just the working life.

Through the mansions of fear, through the mansions of pain,
I see my daddy walking through them factory gates in the rain,
Factory takes his hearing, factory gives him life,
The working, the working, just the working life.

End of the day, factory whistle cries,
Men walk through these gates with death in their eyes.
And you just better believe, boy,
somebody's gonna get hurt tonight,
It's the working, the working, just the working life.