06 dicembre 2006

I segni sulla pelle

Ho scritto queste poche righe durante le giornate del marzo parigino, con la dedica ad una cara amica, i cui frammenti di vita ho cercato di catturare, rubando parole ad un libro allora letto da poco.

Un libro. Uscito al momento giusto, ma letto solo adesso, dopo un numero di anni troppo breve per segnare una distanza, comunque serrata dalla continuità che caratterizza le nostre lotte. Un libro che sarebbe stato il regalo ideale per accompagnare una nuova partenza.

"Mi ero immaginata cento motivazioni, ma non che avessi paura di una storia d'amore. Non mi sembra molto rivoluzionario come comportamento, ma ognuno vive le proprie contraddizioni e quindi...."

Chissà se la ragazza pensava queste stesse parole vedendosi seduta accanto a quel filosofo forse ancora troppo ragazzo a dispetto degli anni che la sua faccia pubblica gli impongono di avere.... Chissà cosa si sarebbe vista rispondere ad una considerazione del genere?
Corre lento il pullman lungo le strade di una penisola che, ad attraversarla tutta ti sembra sempre non debba finire mai, tra i messaggi e le telefonate dei compagni ed il desiderio misto ad invidia di quelli che non hanno potuto esserci.
In ogni caso, senza sogni non si va da nessuna parte e si finisce per restarsene in casa con i propri mugugni. Loro a casa non ci sono rimasti, ed è per questo che possono desiderare anche l'impossibile.

Sì, quell'impossibile che, da bambini, avevano appreso dal giovane comandante argentino essere un portato dei sogni dei realisti, l'unica risposta possibile alle domande che la vita gli avrebbe posto giorno dopo giorno. Una continua appropriazione e riappropriazione, dei propri bisogni, di uno spazio che fosse espressione di desideri, di una piazza e di strade sottratte alla necessità ed ai ritmi del capitale per essere un luogo del tempo presente, il luogo del plurale collettivo. E allora anche il viaggio porta con sé una lentezza scandita dalle soste di un noi sempre più grande, talmente grande da potercisi accomodare anche in due.
Il problema è come ricominciare, con quali gesti, con quali parole. Fino ad un attimo prima erano due ex incontratisi per caso in mezzo a decine di migliaia di persone; adesso sono di nuovo due parti di un tutt'uno che guarda il mondo dalla stessa finestra e decide se spalancarla o chiuderla per sempre.

Gli occhi della ragazza hanno visto una città familiare infiammarsi e piangere, colorarsi e resistere; la voce del filosofo ha narrato ed analizzato, si è fatta memoria per chi stavolta non c'era e monito per chi non ci sarà mai.
è lunga la notte che li riporta a casa, ma si sa:
le strade, di notte, hanno bisogno di stelle.

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