11 dicembre 2008

Un'altra volta, un'altra onda



La data che porta il mio ultimo post è quella di poco più di due mesi fa. Soli due mesi eppure ne son successe di cose, molte delle quali - per una ragione o per l'altra mi hanno costretto a trascurare questo blog più del solito. Ancora per qualche giorno continuo a dividere i miei giorni tra Roma e Copenhagen, anche se dovrei dire Frederiksberg, visto che nel frattempo ho cambiato appartamento, con un gruppo di amici che si è andato via via allargando e rapporti che hanno acquistato maggiore consistenza.

Y te acercas, y te vas
después de besar mi aldea.
Jugando con la marea

te vas, pensando en volver.
Eres como una mujer
perfumadita de brea

que se añora y que se quiere
que se conoce y se teme.

Le note di Serrat fanno compagnia alle luci della notte che si mescolano con i fumi degli ultimi camini rimasti accesi...fa strano sentir parlare di Mediterraneo con l'aria che promette neve ed i mercatini di Natale a far da contrappunto alle banchine lungo i canali di questi nordici porti, ma ci sta anche questo.
E poi, non era di questi mari che volevo andare a parlare, ma di altre onde e mareggiate. Già, perché in quest'arco di tempo di silenzio, si è dato anche qualcos'altro: l'intreccio tra la crisi globale e la crisi del sistema universitario ha prodotto il più grande movimento universitario da molti anni a questa parte e una lotta moltitudinaria che si è estesa a praticamente tutte le componenti del lavoro immateriale. E così l'onda si è gonfiata sempre più, fino a diventare la mareggiata del 14 novembre, con la successiva assemblea nazionale, ha invaso le strade, le piazze, i teatri ed altro ancora. E non solo in Italia. Da Barcellona ad Utrecht, da Madrid a Parigi, ed anche qui a Copenhagen è stato tutto un moltiplicarsi di iniziative, di dimostrazioni, di azioni.....

"Il sapere che produciamo è ricchezza e ce la stanno rubando, romperemo gli orologi e le bilance per misurare le nostre conoscenze e stabilire la rata del nostro debito, romperemo le regole del nostro sfruttamento.
Siamo troppo veloci per essere catturati, siamo troppo produttivi per essere sfruttati, siamo troppo travolgenti per essere fermati. La nostra felicità è la vostra crisi.
Siamo l'esercito del surf e abitiamo le pieghe dell'onda.
Arrendetevi, siete circondati!"

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