ROTTA INDIPENDENTE (Assalti Frontali) e ora nella dignità mi specchio, nella dignità del fratello che era insieme a noi nel mucchio, lui ha lottato, quando ha avuto l'occasione non ha voltato gli occhi e questa è la lezione da insegnare nelle scuole, nel racconti che disegnano le sere cosa sparava in faccia quel carabiniere, io porto con me il nome di carlo giuliani noi facciamo la storia, mentre quelli fanno i piani come a genova quel giorno, niente rumori di fondo e noi all'assedio ai padroni del mondo usciti dal carlini non torniamo indietro davvero affronti il nemico e vedi il suo volto vero. in marcia il cuore pompa esaltazione una soluzione inizia quando inizia una rivoluzione il fumo all'orizzonte è già alto denso e nero è un bel dito medio alzato dritto verso il cielo
noi siamo in ballo, siamo in ballo adesso e non spegni il sole se gli spari addosso non spegni il sole se gli spari addosso siamo in ballo, siamo in ballo adesso rotta indipendente impatto imminente l' onda umana sale alta, potente...
il venti luglio è segnato è un segnale il venti luglio per noi è l'introduzione alla guerra globale ho studiato strade, tutta la cartina, ma ormai la palestina è genova e genova in argentina dietro contadine in marcia dalla francia davanti bocche dei fucili puntate alla pancia elicotteri battono il cielo, motoscafi il mare ministri infilano mimetiche per comandare ed arrivano, li vedo arrivare ho già negli occhi le bombe da intervento speciale eccoli arrivano i carabinieri, i mercenari oggi sono pronti a fare straordinari noi ci stringiamo, ci facciamo forza a vicenda ci passiamo acqua e intanto cresce la faccenda è un tempo questo pieno di violenza e su strade senza tempo noi facciamo resistenza
noi siamo in ballo, siamo in ballo adesso e non spegni il sole se gli spari addosso non spegni il sole se gli spari addosso siamo in ballo, siamo in ballo adesso rotta indipendente impatto imminente l' onda umana sale alta, potente
e il sole brilla con le nostre vite proietta raggi per distanze infinite e il sole brilla con le nostre vite proietta raggi per distanze infinite... ci siamo dentro ormai ormai è ovunque la battaglia, meglio muoversi in fretta e muoversi in passamontagna parlare ora di non... nonviolenza a questo punto è inutile nella mia esperienza attaccano col gas combinato col cianuro poi le pistole sparano per stare più al sicuro hanno studiato bene quelli, sanno che il panico ti penetra alla gola, ti afferra lo stomaco ma non spegni il sole solo perché chiudi gli occhi e noi in combinazione difendiamo i nostri blocchi comunità le formiamo, diamo ossigeno all'aria barricate le alziamo e respiriamo nell'aria incendiaria mentre mezzi militari vanno a palla sui viali addosso alle persone, ma siamo persone speciali avanziamo e indietreggiamo come una molla mentre ambulanze prendono feriti tra la folla un blindato è li, rimane in panne è svuotato e dato in cibo alle fiamme siamo una folla chiara promessa al ricordo in marcia nel mondo gettando grano fecondo, siamo in tanti, siamo da tutte le parti e carlo fino all’ultimo è rimasto davanti fino a alzarsi, con un estintore in primo piano lui ha insegnato a vedere cos'è un essere umano
noi siamo in ballo, siamo in ballo adesso e non spegni il sole se gli spari addosso siamo in ballo, siamo in ballo adesso rotta indipendente impatto imminente l' onda umana sale alta, potente
noi andiamo avanti, andiamo oltre l limiti siamo un sole che sorge tra colori lividi e nessuno può spegnere il sole nessuno può imbrigliare sei miliardi di persone
Gli inglesi e gli americani, che sono i meno autori fra gli scrittori, hanno due sensi particolarmente acuti, e che comunicano: quello della strada e quello del cammino, quello dell'erba e del rizoma. Forse questa è la ragione per cui quasi non posseggono una filosofia come istituzione specializzata, e non ne hanno neanche bisogno, dal momento che nei loro romanzi hanno saputo fare della scrittura un atto di pensiero e della vita una potenza non personale, erba e cammino l'una nell'altro, divenire-bisonte. Henry Miller: "L'erba esiste soltanto fra i grandi spazi non coltivati. Colma i vuoti. Cresce nel mezzo - fra le altre cose. Il fiore è bello, il cavolo è utile, il papavero rende folli. Ma l'erba è traboccamento, è una lezione di morale". La passeggiata come atto come politica, come sperimentazione, come vita. "Mi diffondo come una bruma FRA le persone che conosco meglio", dice Virginia Woolf nella sua passeggiata fra i taxi.
Gilles Deleuze e Claire Parnet, da "Conversazioni"
L'abbiamo aspettato cinque anni questo disco, scherzando man mano che il tempo passava su come il titolo si modificasse lentamente in reduci, prima, e veterani, poi; l'abbiamo atteso cinque anni, dicevamo, ma ora eccolo finalmente uscito! Andrea Parodi (da non confondere con l'omonimo sardo) oltre ad essere un amico è uno dei cantautori più interessanti e validi dell'attuale scena musicale italiana e Soldati ne è la dimostrazione tangibile. Nato come concept album su quella terra di confine che si situa, per riprendere l'espressione di un noto cantautore modenese, "tra la volontà ed il non potere", col passare del tempo il disco si è arricchito di collaborazioni prestigiose che lo rendono un vero gioiello. Ad aprire il disco ci pensa Pane, arance e fortuna, una ballata che in anni di concerti abbiamo imparato a conoscere nei più diversi arrangiamenti - compreso quello martoriato da ore di "kill the nano" ;-) - e che ora si presenta in una bella veste tutta slide guitar ed hammond, impreziosita dalla voce di Jono Manson. E attraverso la parabola di Yuri, un tempo soldato solo nei giochi di bambino, ma in seguito di una guerra prima trasfigurata nel rapporto col padrone e poi demistificata nel suo snodo di corpi caduti tra i boschi sui monti, ci introduce, in medias res, al tema dell'intero lavoro. E ci sono altri monti, in particolare l'Amiata, a fare da cornice alla storia successiva, ma il tessuto musicale e le suggestioni narrative potrebbero suggerire anche ambientazioni alternative, magari una polverosa cittadina messicana al tempo di Villa e Zapata. Una storia declinata lungo il crinale tra la libertà e la follia, un crinale che ha il sapore metaforico di un fiume solitario di cui seguire la corrente. Ma la follia non è l'unico sbocco della solitudine, sono tanti i piccoli rifugi che ciascuno si ritaglia per non sentirsi soli, la musica, ad esempio, o il contatto con un corpo di donna: è la voce di Claudio Lolli a raccontarci questa storia innestandosi sul respiro singhiozzante di un sax, un piccolo capolavoro. La storia successiva è quella che costituisce il leit-motiv di tutto il disco, una lettera dal confine sotto forma di canzone; una lettera da uno quei figli che vivono dall'altra parte della storia, di una storia di cui dio o chi per lui si è fatto solo tacito spettatore, incurante della sostanza stessa di cui tale storia è fatta, sussurri e grida. Ma il senso di inadeguatezza e di malinconia può vestire anche tinte più leggere e scanzonate, cosicché il semplice ascolto di una canzone come Madame George di Van Morrison, novella madeleine, può rimandare a quando maria non c'era e, soprattutto, al culo della cameriera ;-). Ma è solo un intermezzo, prima che un girotondo di voci di prim'ordine (Max Larocca, Marino Severini, Bocephus King, Samantha Parton e Claudia Pastorino) ci venga a raccontare la storia di Rosa, dei suoi figli e della sua faccia su tutti i giornali, una storia del Po che non stonerebbe lungo le rive del rio grande. La storia successiva viene dalla Scozia ed è un'altra storia di solitudine e perdita, un'altra storia di ricordi, presa in prestito dal grande Jackie Leven: Single Father o, nelle parole di Andrea, ragazzo padre. E dopo aver percorso praticamente metà disco, si incontra il volto immortalato nella copertina, Tamara Bunke, più nota come Tania la guerrigliera, l'unica donna ad aver preso parte alla spedizione boliviana del che, e come lui uccisa in un'imboscata nella giungla. La voce e la chitarra classica di Suni Paz - che della canzone è autrice e che Andrea è andato a scovare a Los Angeles dove fa l'insegnante - versano gocce di america latina su quelle "radici di sangue che cresceranno come il mare". Sono ancora donne le protagoniste delle due storie successive, donne in un modo o nell'altro prigioniere del proprio fascino, lolita di new orleans ed anna sono probabilmente due risposte diverse alla stessa domanda, che poi è ancora una volta un'altra parafrasi della domanda che è la base dell'intero disco. La voce di Luigi Grechi ci conduce attraverso un'altra lunga metafora, situata geograficamente lungo le sponde del tirreno, ed è ancora una volta una metafora di una sensazione di mancanza: già perché se è vero che formia ha gaeta, gaeta formia non ha, e così come lei tutte quelle situazioni che non offrono alla nostra visuale alcun lato positivo da scorgere. Hotel est è la storia di un'altra separazione mentre scavandomi la fossa arricchisce il disco di una murder ballad - scritta a quattro mani con bocephus king e raccontata a tre voci con luca ghielmetti e laura fedele - che non ha nulla da invidiare alle più blasonate del genere. Com'è difficile avere pressappoco trentanni, ci dice andrea nella canzone successiva, ed è una riflessione in terza persona, parlata, quasi sussurrata, in un momento in cui i minuti passano più lenti degli anni, rincorrendo la propria immagine in ogni specchio e stringendo i pugni, sì, ma solo nelle tasche. Tresenda è una città di confine della valtellina ed è lì che si svolge la penultima storia del disco, la storia di marta e del suo eroismo quotidiano, giorno dopo giorno ad attraversare la frontiera facendo passare le merci per il paese dalla svizzera, fingendo di essere incinta. Infine, a chiudere il disco, una storia più personale, il ritratto del nonno da poco scomparso, pochi tratti essenziali a delinearne la quotidianità (la schedina compilata da giocare nella tasca, una sola sigaretta...) e quella riflessione, suggellata dalle parole prese in prestito da de andré, che chiude il cerchio su tutte le storie raccontate fino a questo momento: "aveva gli occhi troppo belli..... per essere un soldato".
SUSSURRI E GRIDA (Andrea Parodi)
La luna mi ha voltato le spalle Luna assassina A chi griderà vendetta Ha dato il mio nome Mi hanno fatto cadere Sopra il confine Avevo in bocca canzoni Avevo in mano il fucile
Ho ballato per ore con quello straniero Lo straniero era Dio, ed io non c'ero
Mamma ti scrivo dal fronte la mia canzone Ti vedo tra i tuoi gerani seduta al balcone Chi l'avrebbe detto che si andava a morire Il tenente rideva e versava da bere
Ho ballato per ore con quello straniero Lo straniero era Dio, ed io non c'ero
Si spegneranno presto le luci alle finestre come il pane tra il singhiozzo e la preghiera Cadranno nella pioggia le diversità come ogni foglia che cercava di volare
E noi che camminiamo Indifferenti, poi indignati, indaffarati Dall'altra parte della storia Che Dio ci benedica E benedica questa terra e l'abbondanza la libertà e la gloria Che questo Dio si uccida Che fa non li sente, i sussurri e le grida
E si sta come d'autunno sugli alberi le foglie. E si sta come d'autunno sugli alberi le foglie.>