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Ci sono pochi argomenti che hanno attraversato qualsiasi forma di espressione artistica fin dalle epoche preistoriche e uno di questi è sicuramente la morte: dalle rappresentazioni pittoriche all'interno delle piramidi o delle necropoli in genere alle lamentazioni funebri, tra i primi esempi di lirica corale nella grecia antica, dallo sviluppo di tutta l'arte cristiana (che tra santi, martiri e cristi, di morti ne ha viste non poche) ai kaddish, non ultimo quello pubblicato negli anni '50 da allen ginsberg. E di morte parlano anche, come suggerisce il nome stesso, le murder ballads, ballate (e quindi liriche o canzoni) dove si narra di omicidi, spesso intrecciati a sentimenti di amore di varia natura (erotico, filiale...). Molte delle murder ballads più famose fanno parte del corpus di ballate anglo-scozzesi raccolte da Francis James Child le quali, giunte in territorio americano con i pellegrini, dopo vari mutamenti sia linguistici che narrativi, ne vennero a costituire un importante patrimonio musicale (sentito a tal punto proprio dalla tradizione folk statunitense che, per dirne una, joan baez a questo repertorio ha dedicato due dischi).Tra l'altro, Lord Randall, una delle murder ballads più famose del corpus childiano, ha un incipit che a più di uno dovrebbe ricordare qualcosa: Where did you go, Lord Randall my son? Where did you go, my beloved one?E come non citare il meraviglioso concept album di Nick Cave, "murder ballads" appunto, che pescando tra musiche tradizionali e brani scritti per l'occasione, disegna con la sua bellissima voce dieci affreschi sospesi tra l'amore e la morte (solo per segnalarne una, consiglio di ascoltare il duetto con Kylie Minogue "where the wild roses grow").Ma di murder ballads ne sono state scritte anche in italiano, da eri piccola così di fred buscaglione a lella di edoardo de angelis, fino ad arrivare all'ultimo disco dei Del Sangre, impreziosito, tra le altre cose, dalla bellissima Marcella, au revoirMARCELLA, AU REVOIR (Del Sangre)Non saranno i fiori che appassisconoa parlarmi di com'eri tue una foto che imprigiona un attimo a scaldarmi il cuore un po' di piùIo non ho mai più versato lacrime per tedevo dire però che eri bella marcella, au revoirNon saranno i tuoi profumi ancora quie i tuoi finti quadri di van goghe le tue poesie a farmi commuovere io non ti rimpiango neanche un po'se all'inferno o in cielo un giorno tornerò da tedevo dire però che eri bella marcella, au revoirNon saranno i dischi che ti regalaia suonarti marce funebrinon sarà l'incenso che ti avvolgeràa portare via i tuoi uominiho il riscosso il prezzo del tuo vivere più in làdevo dire però che eri bella marcelladevo dire però che eri bella marcelladevo dire però che eri bella marcella, au revoir.
Difficilmente, se si volesse stilare una sorta di abecedario americano, la lettera B potrebbe essere occupata da un termine diverso da border. Il tema del confine è infatti uno dei protagonisti più presenti sia nell'immaginario che nell'universo lessicale statunitense, fin dal tempo della nascita della nazione. Veri o figurati che fossero, l'intero sviluppo della storia americana ha visto svolgersi una continua dialettica tra open range e fence, tra spazi aperti e steccati posti a difesa di quelli che andavano divenendo, di volta in volta, confini, appunto.Confini più o meno immateriali, come quelli che per più secoli hanno proceduto lungo la linea del colore e confini più tangibili come il lungo muro che, dal Texas alla California, dovrebbe servire a tenere lontani i messicani e gli irregolari in genere. Persino la porta verso il regno dei cieli è vista come un confine da attraversare (d'altronde dio e gli ostacoli da superare costituiscono un'interessante semplificazione del calvinismo tramandato dai pellegrini) e gli stessi termini che si usano per l'uno vengono interamente assorbiti dall'altro (e qui mi verrebbe da citare la bellissima ride'em jewboy di kinky friedman, "ride along the old corral").Ma il border non è una categoria neutra, sul confine si vince e si perde, si ama, si nasce e si può anche morire, magari d'inverno in mezzo alle nevi della california....CALIFORNIA SNOW (Tom Russell)
I'm just tryin' to make a livin'I'm an old man at thirty-nineWith two kids and an ex-wifeWho moved up to RiversideI'm workin' down on the borderDrivin' back roads every nightMountains east of El CajonNorth of the Tecate line.Where the California summer sunWill burn right through your soulBut in the winter you can freeze to deathIn the California snow.I catch the ones I'm able toAnd watch the others slip awayI know some by their facesAnd I even know some by nameI guess they think that we're allMovie stars and millionairesI guess that they still believeThat dreams come true up here.But I guess the weather's warmer down in MexicoAnd no one ever tells them ‘bout the California snow.Last winter I found a man and wifeJust about daybreakLayin' in a frozen ditchSouth of the interstateI wrapped ‘em both in blanketsBut she'd already diedThe next day we sent him back aloneAcross the borderline.I don't know where they came fromOr where they planned to goBut we carried her all night longThrough the California snow.Sometimes when I'm alone out hereI get to thinkin' about my lifeMaybe I should go to RiversideAnd try to fix things with my wifeOr maybe just get in my truckAnd drive as far as I can goAway from all the ghosts that hauntThe California snow.Where the California summer sunCan burn right to your soulAnd in the winter you can freeze to death
in the California snow.
Pochi trattisopra un fogliobiancoIl mio voltoè diventato questoper teragazzasenza nomeincontratain un giorno di silenzioPochi trattie tu mi haitrasformatoin carta scrittache si puòbuttare
Una cornice familiare e splendida come sempre, due amici cantautori, vino e tequila come se piovesse....una canzone su una terra vicina, che ha il sapore delle grandi ballate tex-mex del border americano.SANTA BARBARA (Massimiliano Larocca)E' l'ora dell'ultimo pastoma in strada qualcuno è rimastoa prendere i gatti alla funea tirare sassi nel fiume.Nessuno si fa più domandenessuno azzarda rispostementre i mesi trascorrono lentia Santa Barbara.Mio padre lavorava in minieradall'alba alle nove di serae portava a casa soltantodue semi di zucca e tabacco.Novanta piedi nel sottosuolonovanta metri sul territorioil sole non mostra i suoi dentia Santa Barbara.Il sole non mostra i suoi dentia Santa Barbara,la vita votata al lavoropiegati alla legge dell'oro.C'è un uomo stretto in un doppiopettoche dorme ancora dentro il mio lettoha preso i frutti delle mie maniall'ombra di due grandi vulcani.Il sole non mostra i suoi dentia Santa Barbara,la vita votata al lavoropiegati alla legge dell'oro.L'inverno del '57le lampade si sono già spentela valle ora ha un volto irrealepiù simile a un paesaggio lunare.Mio padre brandiva un picconeio siedo sopra un braccio motorescavando alla luce del giornoa Santa Barbara.
Ho scritto queste poche righe durante le giornate del marzo parigino, con la dedica ad una cara amica, i cui frammenti di vita ho cercato di catturare, rubando parole ad un libro allora letto da poco.