skip to main |
skip to sidebar
La ballata del vecchio e dell'oceano
Due canzoni, due autori diversi, tra quelli che amo di più, una mailing list, un pomeriggio di qualche tempo fa: mi sono divertito a immaginare questi due racconti fusi in una sola storia...questo è quello che ne è venuto fuori.Era per imbarcarmi che, a questo porto ero venuto conoscitore di caffè, soltanto, e a tutto il resto sconosciuto. Ma il primo giorno forse fu la troppa nebbia a spaventarmi o il fiato della gioventù, ancora caldo che non smetteva di tentarmi. Poi cominciai a contare i mesi in faccia a molti marinai ma l'amicizia ci curava quanto una maledetta birra perché loro andavano per mare io non partivo mai. Chissà cos'è che ogni volta mi trattiene? Eppure era stato profetico quel giovanotto di Genova: in fondo lo sapeva che a me - suo figlio - quell'uomo avrebbe trasmesso la sua voglia di mare. Una voglia che non porto come una macchia sulla guancia destra ma come uno strano richiamo che mi tiene stretto e mi porta con sé. Avrei voluto conoscerlo! Avrei voluto conoscere bene entrambi, lui e mia mia madre - "Esca dalle lunghe gambe" la chiamava, rubando le parole ad un gallese dal nome di oceano... E invece eccomi qui, con gli occhi fissi all'orizzonte e il mare che si agita dentro e fuori di me, a dividere birra con amici che sarebbero potuti esser compagni e a leggere in loro la vita che avrebbe potuto essere. E fu per arrangiarmi che divenni un giorno capitano ma solamente di un caffè sul porto vicino al mare ma lontano. Ci studiavamo diffidenti io, vecchio straniero senza nave lui le sue onde intransigenti di fronte a me come in un rebus senza chiave. Ma nelle notti di tempesta che andavo incontro ad ubriacarlo pieno di whiskey e giuramenti e di richieste di pazienza finché lui non perdono più la mia falsa partenza. Chissà se è vero che le città di mare sono tutte simili? Qui, nel caffè che mi trovo a gestire, son passati tanti volti, ma il suo non lo ricordo. Eppure ho ben chiaro il suo profilo e la sua sigaretta accompagnata al whisky che mandava giù ad ogni occasione. Allora aveva il volto già segnato dalle prime rughe, da due amori finiti ed uno nato da poco ma era ancora senza barche da scrivere o treni da perdere. Fu allora che gli sentii raccontare l'inizio della mia storia. Ed una notte mi sembrò che mi chiamasse col mio nome dicendo: "ti concederò la pace ma ad una giusta condizione" e così mi convinse ad andargli sempre più vicino poi dentro fino alla metà del corpo e poi più in là fino al mattino. La mia condanna è di vagare lungo le coste d'Inghilterra senza trovare mai riposo in un paradiso marinaio perché ho preso il mare, si, ma camminando sulla terra. Non so da dove venisse quella voce che mi attirava verso di sé, chiamandomi per nome e raccontandomi di me - quella voce che fino a quel momento avevo sempre sentito filtrata dai racconti e dai visi altrui. Non ho capito subito. Un passo, una domanda, uno sguardo, il rumore di una risposta e via così fino al principio. Ora non ne ho più paura anche se siamo tornati a parlarci a distanza, lui con i suoi cavalli, io con le mie scogliere e in certi giorni mi sembra di sentirlo parlare con la voce di un giovane genovese poco più che trentenne che ho sognato di aver incontrato.
1 commento:
Fondere le cose è sempre una sfida stimolante ed una sensazione piacevole di possesso di ciò che di bello e ricco si è incontrato e provato
Posta un commento