Barcelona is a woman town - there are women anywhere
Barcelona is a women's eyes, raven gipsy hair
Rispetto a Girona, atterrare ad El Prat è tutta un'altra cosa, perché dall'alto la città ti offre subito il suo volto migliore: le torri di Gaudì, certo, ma anche lo scorcio sul Tibidabo, il porto e la Barceloneta, il Montjuic e qualche scorcio di rambla. Ci sono fotogrammi che anche se noti e familiari trovano sempre qualche elemento per vestirsi di nuovo e forse anche questo fa parte dell'etica del viandante (...la citazione è ovviamente non casuale...).
Barcellona, dicevamo, si presenta coi colori di un caldo pomeriggio di mezza estate e, curiosamente, inizia dove era finito il mio precedente viaggio, ovvero a Plaça de Lesseps. Per chi non la conoscesse, Plaça de Lesseps rappresenta l'interfaccia infrastrutturale tra l'homo turisticus ed una delle attrazioni principali del capoluogo catalano, il Parc Guell. Per il sottoscritto, invece, ha rappresentato in questi giorni l'approssimazione più vicina della parola casa, in quanto vi era situata la residenza universitaria che mi ha ospitato in una camera con una meravigliosa vista sulla collina del Tibidabo. Il tempo di una doccia e via per la prima serata catalana. In città c’è un festival di teatro e la mia amica indigena aveva preso i biglietti per uno spettacolo che, a leggerne la trama su internet, sembrava piuttosto accattivante. Almeno per chi come noi si occupa in qualche modo di scienza e di numeri. Lo spunto era la storia di uno dei più grandi geni matematici del ‘900, l’indiano Ramanujan e del suo rapporto con il cattedratico inglese che l’aveva scoperto, G.H. Hardy, una storia che già da se avrebbe la dignità narrativa per essere raccontata. Tuttavia, c’era molto di più in questo spettacolo – a proposito, per chi fosse interessato, il titolo è ‘A disappearing number – sia dal punto di vista dell’adattamento teatrale e della scrittura, che dal punto di vista della messa in scena. Una lunga riflessione sul tempo e sul rapporto tra i suoi differenti piani (passato, presente e futuro) che si concatenano in maniera non sempre lineare ed un’intensa dichiarazione d’amore nei confronti dei numeri e del loro fascino, affrontata in maniera non accademica, ma tale da far divertire tutta la sala e non solo i pochi nerds, che di matematica si sono nutriti fin da bambini. Ritmo e passione. Sicuramente da rivedere, se mai dovesse essere rappresentato da queste parti.
Blood brothers in the stormy night with a vow to defend:
No retreat, baby, no surrender
Ma Barcellona in questi giorni è stata anche i due concerti che hanno chiuso il tour europeo del Boss - 6 ore di concerto in due giorni – e che hanno portato in terra catalana il mio amico Max Larocca ed un di lui sodale che si è rivelato essere un degno compagno di avventure.
Entrare al Camp Nou è di per sé impressionante, ma vedere 90 mila persone cantare, ballare, partecipare lo è stato ancor di più. Se ci ripenso mi viene in mente una citazione che ho letto da qualche parte in rete “ci sono due categorie di persone: quelle che amano Springsteen, e quelle che non sono mai state ad un suo concerto”. Credo che descriva molto bene le sensazioni che, almeno io, ho provato ogni volta che ho sentito dal vivo quella perfetta macchina da musica che prende il nome di E-Street Band. Quanto alle scalette c’è poco da dire, forse ci sarebbe più da fare qualche appunto ad alcuni nostri cantanti che per cento concerti ripropongono sempre gli stessi pezzi, pur avendo un repertorio che ne contiene almeno un centinaio. E così, tra le due date abbiamo potuto ascoltare pezzi come Jungleland, Backstreets, Youngstown, This Hard Land, solo per citarne alcuni.
Tonight I'll be on that hill 'cause I can't stop
I'll be on that hill with everything I got
Lives on the line where dreams are found and lost
I'll be there on time and I'll pay the cost
For wanting things that can only be found
In the darkness on the edge of town
2 commenti:
deve aver pensato lo stesso anche david leavitt (la cosa della dignità letteraria ecc...)
http://www.librimondadori.it/web/mondadori/mediabox/video?videoUUID=d7e5c4d3-4cd4-11dd-9a4f-41022c1dbf01
bellissimo libro, comunque, "nonostante" la matematica :)
Non conoscevo il libro di Leavitt, ma appena possibile cercherò di dargli un'occhiata in libreria.
Tra l'altro, visto che in questo periodo gioco in casa, "rilancio" con un'altra bella pièce teatrale, che ha al centro il rapporto tra Bohr ed Heisenberg, ma in parallelo anche gli interrogativi su quali siano i compiti ed i limiti della scienza, sulle scelte e sulle loro conseguenze. Il titolo è Copenhagen e l'autore Michal Frayn.
Un bacio e a presto
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