10 giugno 2007

Von fremden landern und menschen



Rubo il titolo alla prima delle Kinderszenen di Schumann per riprendere parola su questo blog dopo più di un mese e mezzo e lo faccio, come dice il titolo stesso, da terre e popoli lontani, anche se, a dirla tutta, non sempre i posti che mi hanno visto peregrinare in quest'ultimo periodo sono stati tutti lontani, ma tant'è!
Ed è proprio da uno di questi viaggi che voglio ripartire, non il viaggio più recente - quello che ancora mi vede a parlare di chimica tra alci, renne e salmoni - ma anzi uno oramai quasi "invecchiato": quello che mi ha portato a Francoforte a sentire Christy Moore.
Strana città Francoforte, città dal respiro metropolitano, con la sua sede della Banca Centrale Europea, la sua lunga strada pedonale costellata di H&Ms ed altri grandi magazzini e centri commerciali, il suo offrire una produzione culturale di livello, ma anche città architettonicamente anonima e priva di personalità, se non fosse per il suo fiume ed i lungofiume che ne sono il degno corollario. Ma stavolta non era la città la meta principale, la meta principale era un cantautore irlandese di una sessantina d'anni che ha scritto alcune tra le pagine più belle della musica in lingua inglese degli ultimi decenni.
Solo due chitarre a suonare, ma non si avvertiva mai un senso di mancanza: la famosa "semplicità che è difficile a farsi" (per dirla con le parole di un altro grande autore) - due chitarre e una voce che parlava di amore e di lotta, delle mani di Victor Jara, gentili e forti (come le descriveva arlo guthrie), e di verità agitate come un'esca, di gente comune licenziata da un giorno all'altro che aspetta invano in coda al collocamento e dei volontari irlandesi che partirono verso la spagna per combattere nelle brigate internazionali.
Una voce che prende in prestito altre parole, due volte dal menestrello di Duluth ed una, per la bellissima Motherland, da Natalie Merchant. E poi la bellissima ballata scritta per l'amico Rory Gallagher, di cui ha già parlato Franco tempo addietro.
Sicuramente un concerto indimenticabile.
Thank you, Christy!

ORDINARY MAN (Christy Moore)
I'm an ordinary man, nothing special nothing grand
I've had to work for everything I own
I never asked for a lot, I was happy with what I'd got
Enough to keep my family and my home

Now they say that times are hard and they've handed me my cards
They say there's not the work to go around
And when the whistle blows, the gates will finally close
Tonight they're going to shut this factory down
Then they'll tear it d-o-w-n

I never missed a day nor went on strike for higher pay
For twenty years I served them best I could
Now with a handshake and a cheque it seems so easy to forget
Loyalty through the bad times and through good
The owner says he's sad to see that things have got so bad
But the captains of industry won't let him lose
He still drives a car and smokes his cigar
And still he takes his family on a cruise, he'll never lose

Well it seems to me such a cruel irony
He's richer now than ever he was before
Now my cheque is spent and I can't afford the rent
There's one law for the rich, one for the poor
Every day I've tried to salvage some of my pride
To find some work so's I might pay my way
Oh but everywhere I go, the answer's always no
There's no work for anyone here today, no work today


And so condemned I stand, just an ordinary man
Like thousands beside me in the queue
I watch my darling wife trying to make the best of life
And God knows what the kids are going to do
Now that we are faced with this human waste
A generation cast aside
And as long as I live, I never will forgive
You've stripped me of my dignity and pride, you've stripped me bare
You've stripped me bare, you've stripped me bare.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Riprendi la penna in mano e riparti alla grande... come solo tu sai fare. E' bello come scrivi, quante volte dovrò ripeterlo e il tuo talento devi lanciarlo nel mondo.

Aspetto un diario di viaggio... lo sai?

Un grande abbraccio,
Ann