Il mese arrivato di colpo è stato quello di gennaio, che con i suoi fuochi della mezzanotte si è portato via gli ultimi strascichi del recente anno bisestile. Una mezzanotte che, almeno per quanto mi riguarda, è stata anticipata di almeno tre ore dallo zelo dei miei vicini di casa danesi, che hanno iniziato a tirare fuori razzi ed armamentari vari ed a sparare già dalle nove di sera. Ma non è di Copenhagen che voglio parlare qui, quanto della fine delle mie vacanze e, quindi, dei due giorni che - proprio di ritorno dalla capitale danese - ho passato in un'altra delle città del mio cuore, Berlino.
Questa volta, per citare una delle canzoni che mi dispiace meno di un cantautore che in genere non amo troppo, la neve c'era e ce n'era pure tanta ad imbiancare le strade, i palazzi ed i parchi, con Görlitzer Park che si era trasformato in un'enorme pista di slittino per la gioia di tutti i bambini del circondario. Ed è stato ancora più suggestivo del solito camminare alle ultime luci del tramonto tra i blocchi di calcestruzzo che costituiscono il Denkmal für die ermordeten Juden Europas, anch'essi coperti di neve quasi a richiamare alla memoria i versi del noto cantautore modenese.
Infine la sera....passata alla Philharmonie ad assistere ad una delle più belle interpretazioni del concerto per pianoforte di Schumann, in cui la direzione orchestrale di Barenboim (impreziosita dal suo essere originariamente pianista) si è perfettamente fusa con la maestria strumentale di Pollini. Contrappunti inauditi (in senso letterale, mai ascoltati prima in maniera così chiara), fraseggi perfetti e sopra ogni cosa la gioia di fare musica. E il Ravel orchestrale della seconda metà del concerto non è stato di certo da meno.
L’Apocalisse & la Rivoluzione
1 giorno fa